
A cura di Jong-Geun Lee, RC di Wonju, Presidente di sottocommissione PolioPlus del Distretto 3730 e socio del Rotary Club di Wonju, Corea
Sono nato in un villaggio rurale della Corea del Sud l’anno successivo alla fine della guerra di Corea. A causa della situazione sanitaria vulnerabile, sono stato contagiato dalla poliomielite all’età di 9 mesi. La febbre durò per diversi giorni ed entrambe le mie gambe rimasero paralizzate. Sebbene i miei genitori fossero insegnanti, all’epoca sapevano ben poco la poliomielite e durante i primi giorni si affidarono a rimedi superstiziosi e alla preghiera. All’età di 24 mesi mi fu diagnosticata la poliomielite.
Dovevo usare le stampelle per camminare, ma essendo allegro e attivo di natura, ho trascorso un’infanzia divertente con molti amici nel villaggio. Quando andavo a scuola, mio fratello minore mi accompagnava all’andata e al ritorno e portava il mio zaino. Quando l’aula non era al piano terra, i miei compagni di scuola mi portavano in spalla su per le scale. Nonostante la generosa assistenza dagli altri, cadevo spesso quando la protesi alle gambe si allentava o le stampelle s’incastravano da qualche parte, e così mi tuffai maggiormente nello studio
Avevo fatto domanda a diverse facoltà di Medicina del mio Paese con l’obiettivo di curare le persone come me, ma tutte mi avevano respinto. A quel tempo, le persone con gravi disabilità fisiche non potevano frequentare le facoltà di Medicina. Rifiutato da decine di Università, rimasi a letto depresso, rifiutando cibo e acqua, e provando frustrazione e impotenza.
Alla fine sono riuscito ad iscrivermi alla facoltà di Architettura diventando il secondo migliore studente della mia classe. Ma anche la strada per diventare architetto non è stata facile. Avere una disabilità significa dover fare qualcosa di più difficile degli altri. Me la cavavo bene con le lezioni teoriche, ma il disegno era una sfida. Mi ero sentito di nuovo frustrato e avevo pensato di trasferirmi alla facoltà di Giurisprudenza. Fu il rettore a farmi restare, dicendomi che “nulla è facile da fare”.
Dopo la laurea, ho trovato lavoro in uno studio di architettura e in quel periodo ho conosciuto mia moglie che nonostante la mia disabilità decise di starmi accanto per il resto della mia vita. Quest’anno abbiamo festeggiato il nostro 42° anniversario di matrimonio.
Dopo il matrimonio, ci siamo stabiliti nella città di Wonju, nella parte occidentale della Corea e dopo alcuni anni di tentativi per ottenere l’abilitazione di architetto, nel 1992 ho finalmente aperto il mio studio di architettura.
Come architetto, ho rivolto la mia attenzione all’architettura e design senza barriere, ossia una progettazione che permetta a tutte le persone con problemi di mobilità, come i disabili fisici, gli anziani e le donne incinte, di muoversi comodamente per le strade e negli edifici.
È stato nel 2003 che ho conosciuto il Rotary. Uno dei miei amici di scuola superiore e un altro conoscente che aveva frequentato la stessa scuola, e che erano soci del Rotary Club di Wonju, mi parlarono del Rotary e del suo impegno per l’eradicazione della polio. Pensandoci bene, entrare a far parte del Rotary è una delle cose migliori che abbia fatto nella mia vita.

Ho ricoperto l’incarico di 51° presidente del mio club nel 2013/2014 e ora sono presidente della commissione distrettuale PolioPlus. Quando tengo sessioni di formazione davanti ai Rotariani o quando qualcuno mi chiede perché dobbiamo eradicare la polio, rispondo che quando guardo indietro al percorso che ho fatto io, penso che nessuno debba contrarre questa malattia.
Sono passati 70 anni da quando ho contratto la polio, ma non ho mai camminato con la serenità mentale. Sono sempre ansioso perché potrei inciampare facilmente e perdere le stampelle, o perché la mia protesi potrebbe slacciarsi. La mia vita con la polio è stata molto dura. Ci sono molte malattie che causano disabilità, ma la polio è prevenibile e può essere eradicata. Come Rotariano sopravvissuto alla polio, chiedo a tutti sinceramente di fare del nostro meglio per eradicare completamente questa malattia da questo pianeta!