
[NDR]: A settembre 2020, il Rotary ha formato una task force incaricata di valutare lo stato attuale di diversità, equità e inclusione (DEI) nel Rotary e di dare forma a un piano d’azione completo per aiutarci a valorizzare e a far vivere questi principi in tutta l’organizzazione. Questo è il quinto di una serie di post sul blog dei membri della Task Force DEI che riflettono sul loro lavoro all’interno della task force e sul perché è fondamentale per l’organizzazione.
Brian Rusch ha gestito organizzazioni per i premi Nobel Desmond Tutu e Dalai Lama. Con le conoscenze apprese da loro, ha creato programmi per ispirare i giovani a esplorare l’etica e come rimodellare le conversazioni su pace, uguaglianza e perdono. Studente dello Scambio giovani del Rotary, è diventato socio del Rotary a 20 anni e ha contribuito a creare il primo club con cultura LGBT del Rotary. Leggi la sua biografia.
D: Quali sono state le intuizioni chiave che hai appreso lavorando con l’arcivescovo Desmond Tutu e il Dalai Lama e che hanno contribuito al tuo modo di pensare su DEI?
Rusch: Molto di quello che faccio professionalmente è costruito intorno ai dialoghi interreligiosi, conversazioni che mi richiedono di creare spazio per punti di vista diversi dal mio. Ho iniziato a lavorare per l’Arcivescovo, dopo aver lavorato con il Dalai Lama, proprio mentre stavano scrivendo il “Libro della gioia”. È un dialogo incredibile tra i due su ciò che hanno sperimentato nella loro vita, simili e diverse. È anche sorprendente come questi due abbiano messaggi che risuonano con i giovani, ispirandoli a essere il meglio che possono essere. Questo è importante anche per il Rotary, quando vediamo una certa esitazione a lavorare con i giovani come partner alla pari. Una socia di Interact che faceva un intervento a un grande evento del Rotary si è definita un leader di domani, ma io le ho detto: “No, tu sei una leader di oggi”.
Voi dimostrate la vostra umanità vedendo voi stessi non come separati dagli altri, ma dalla vostra connessione con gli altri.
Desmond TUtU, the book of Joy:Lasting Happiness in a Changing WOrld
D: Tu parli del concetto di pace interiore, pace esteriore e pace tra tutti: possiamo applicare questi concetti a DEI?
Rusch: In parole povere, è l’idea che quando scopriamo cosa ci porta la pace interiore, possiamo avere relazioni interpersonali più pacifiche e, in ultima analisi, la pace tra le nazioni. Parte della pace interiore consiste nell’avere uno sguardo onesto su se stessi, compresi i propri punti di forza e i margini di crescita. Questo vale assolutamente per il viaggio che il Rotary sta facendo per enfatizzare e dare priorità alla diversità. Anche quando pensiamo di fare le cose giuste, scopriamo che c’è ancora del lavoro da fare. Ad esempio, quando Jeremy Opperman, che è completamente non vedente, si è unito alla Task Force DEI a luglio, abbiamo scoperto che molte delle risorse DEI all’interno del Centro di apprendimento non erano accessibili per lui. Ci sarà sempre più lavoro da fare.
D: Tu parli con passione di eliminare barriere all’affiliazione: che cosa significa?
Rusch: Mi piacerebbe che si parlasse più onestamente delle barriere socio-economiche che esistono per l’affiliazione al Rotary. Ci sono molti posti in cui non si può essere soci del Rotary se non si è benestanti. Alla Sede centrale del Rotary abbiamo questa fantastica galleria Arch Klumph che celebra i contributi finanziari, ma come onoriamo coloro che non possono contribuire finanziariamente, ma contribuiscono con innumerevoli ore di servizio? C’è un socio del mio club che ha consegnato 4.000 chili di cibo ai transgender senzatetto di Delhi in un solo mese. È una persona straordinaria, ma non può permettersi le quote sociali. E anche se potesse, non lo farebbe, perché investirebbe i soldi nell’acquisto di altro cibo. Questo è un argomento importante per me. Anche se ora sono in una posizione molto fortunata, quando sono entrato nel Rotary per la prima volta, era difficile per me trovare i 25 dollari per il pranzo. Chiunque dovrebbe essere in grado di entrare in un piccolo club come il mio e i dirigenti dovrebbero creare opportunità per sostenere l’affiliazione.
D: Quale ruolo hanno i nostri leader nella conversazione su DEI?
Rusch: I leader devono massimizzare il ruolo che hanno nel dare spazio ed elevare le nuove voci. Io ho una personalità tale da riuscire a inserirmi in qualsiasi spazio in cui entro, ma non tutti sono così. Quindi, come leader, dobbiamo esserne consapevoli. Dobbiamo evolvere il nostro modo di pensare ai leader e alla leadership. Perché al momento, c’è un percorso ben definito per diventare leader nel Rotary, e questo percorso esclude molte persone. Conosco molte persone che sarebbero fantastici alti dirigenti, ma non diventeranno mai governatori distrettuali, perché non hanno tempo o interesse. Parliamo spesso di come il Rotary non sia un’organizzazione politica, ma noi siamo un’organizzazione molto politica. Siamo un’organizzazione apartitica, ma c’è molta politica nel Rotary che può far sentire le persone incapaci di presentarsi come se fossero autentiche. E noi dobbiamo sostenere le persone che sono disposte a farlo”.
Siete fatti per la perfezione, ma non lo siete ancora. Siete un capolavoro in divenire.
dalai Lama XIV, the Book of Joy
D: Cosa vorresti che i club pensassero diversamente riguardo a DEI?
Rusch: Una delle preoccupazioni che sento spesso è che potremmo perdere dei soci a causa dell’attenzione alla diversità, all’equità e all’inclusione. Ma c’è da chiedersi quanti soci abbiamo già perso perché la DEI non è stata oggetto di attenzione. Quante persone sono state esposte al Rotary e hanno deciso che non faceva per loro perché non era uno spazio a cui si sentivano di appartenere? Ho anche sentito dire che se la conversazione è scomoda, non dovremmo affrontarla. Nei miei 33 anni nel Rotary, mi sono trovato in alcune situazioni scomode. Mi sono dovuto sedere e non parlare di mio marito, che tra l’altro è fantastico, perché avrebbe messo a disagio qualcuno durante una riunione. Mi sono sentito come se non potessi invitarlo a qualcosa perché sarebbe stato scomodo per lui. Ma penso che se il nostro tentativo di far sentire le persone benvenute mette qualcuno a disagio, forse è arrivato il momento di essere un po’ a disagio, perché molti di noi sono stati a disagio per molto tempo.

D: L’arcivescovo Desmond Tutu è morto di recente all’età di 90 anni. Che impatto ha avuto la sua scomparsa?
Rusch: : La scomparsa dell’arcivescovo, o Arch, è una perdita enorme per tutto il mondo. Sapevo che questo momento era imminente, ma quando è successo davvero, è stato uno shock. Si può capire molto di una persona e della vita che ha vissuto dall’eredità che lascia. Non intendo fondazioni, edifici o onorificenze. Intendo il modo in cui hanno trasformato le persone, ispirandole a fare meglio, a ESSERE migliori. Nel corso della mia vita ho avuto l’onore di conoscere tante persone – leader mondiali e attivisti comunitari – la cui vita è stata toccata dall’arcivescovo Desmond Tutu e la sua eredità si riflette nel loro grande lavoro. Prego umilmente che, in qualche piccolo modo, la sua eredità possa riflettersi nel modo in cui vivo la mia vita e nel lavoro che svolgo.
Guarda il discorso di Brian Rusch all’Assemblea Internazionale 2020
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