
A cura di Lia Puggioni – medico, Ginecologo e Ostetrico. Rotary club Ogliastra, Distretto 2080
Era sabato 30 marzo 2019. Aspettavo l’arrivo dei miei compagni di viaggio all’aeroporto internazionale di Fiumicino e riflettevo su questa nuova avventura rotariana per la quale mi accingevo a partire per raggiungere il dispensario di Momè Katihoe gestito dalle suore di Nostra Signora della Compassione in Togo .
Sentivo una grande responsabilità e nel contempo una grande gioia per far parte del team del VTT “INSIEME PER LA VITA”. Quante perplessità nei miei pensieri…Sarei riuscita ad insegnare l’uso dell’ecografo alle ostetriche e a trasmettere loro le nozioni per riuscire ad interpretare le immagini ecografiche? Sarei riuscita ad aiutare le donne dei poveri villaggi che si rivolgevano al dispensario? Con quali problematiche avrei dovuto confrontarmi? Essendo già stata in Africa sapevo che la povertà e la miseria sono difficili da vedere ma solo vedendole e toccandole con mano si possono capire… e le situazioni sono spesso imprevedibili.
Finalmente i miei compagni di viaggio mi hanno raggiunto interrompendo il corso dei miei pensieri e facendomi sentire parte di una meravigliosa squadra. Insieme a me, la squadra era composta dal team leader Sebastiano Fava del RC Civitavecchia, oculista, Monica Spiridigliozzi, non rotariana, coinvolta perché strumentista, Cristian Dragone, componente non rotariano del team in qualità di tecnico specializzato esperto di strumentazione ginecologica – ostetrica e oculistica, e dell’amico rotariano Riccardo Angelini, ingegnere idraulico esperto in igiene ambientale ed in particolare in igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro sanitari.
La profonda condivisione del valore rotariano del servizio, la passione e una genuina inconsapevolezza ci avevano spinto a guardare oltre i nostri confini e a camminare insieme. Al nostro arrivo a Lomè trovammo Suor Confort che era venuta a prenderci…una accoglienza affettuosa, grati sorrisi e abbracci e quando siamo giunti infine al dispensario una grande emozione! Che meraviglia il dispensario così ben tenuto nel cuore del povero villaggio di Momè Katihoe da queste umili suore, suor Elisabeth e Suor Marie Bosco missionarie provenienti dalla Svizzera, fondatrici e custodi di questa preziosa struttura e le giovani suore togolesi alcune già infermiere o ostetriche desiderose di imparare per aiutare la povera gente del villaggio.

A ognuno di noi fu assegnata una piccola stanza con bagno spartana ma pulita, con una finestrella senza vetri ma con la zanzariera perché la malaria incombe e senza aria condizionata nonostante il caldo afoso giorno e notte. Tardai ad addormentarmi pensando all’indomani.
Alle 5,30 del mattino il din – don della campana della cappella della missione per svegliarci ed invitarci ad andare a messa alle sei…dopo le sette la colazione tutti insieme e via pronti ad iniziare le nostre attività!
Sebastiano Fava, il nostro bravissimo team leader, era nella piccola sala operatoria da lui allestita con un precedente Global Grant per operare le cataratte con strumentazioni di ultima generazione, aiutato da Monica, e per insegnare le tecniche chirurgiche del segmento anteriore al personale medico e paramedico anche di altre strutture sanitarie. Io ero con le ostetriche in ambulatorio per le visite ostetriche alle donne del villaggio o nella piccola sala travaglio adiacente e comunicante con la sala parto dotata di un lettino da parto in condizioni precarie, senza neppure una lampada direzionale, un carrello datato con tutti i ferri necessari puliti e ben tenuti, un armadietto con bende, farmaci e disinfettanti… Dopo aver assistito ad alcuni parti mi resi conto della bravura delle ostetriche nonostante le difficili condizioni.
Con l’aiuto di Cristian Dragone, e dell’amico Riccardo Angelini, abbiamo montato e messo in funzione l’ecografo che avevamo spedito via aerea dall’Italia, un ecografo idoneo per le diagnosi ostetriche e ginecologiche.
Avevo ritenuto importante far precedere alle esercitazioni pratiche sulle pazienti delle lezioni teoriche, da me preparate in francese, per fornire le nozioni fondamentali sull’embriologia e l’anatomia fetale attraverso immagini ecografiche da me selezionate per favorire l’interpretazione e comprensione degli organi fetali nei diversi periodi della gravidanza. Le Ostetriche hanno gradito moltissimo questo metodo che con mio grande sollievo si dimostrò utile per l’apprendimento.
Un percorso complesso come è complessa ogni gravidanza ma indispensabile per poter imparare ad utilizzare l’ecografo e poter fare almeno le diagnosi ostetriche di base come ad esempio capire meglio la posizione fetale in utero, fondamentale ai fini del parto, come pure datare la gravidanza. Infatti le povere donne del villaggio non sapevano neppure riferire la data dell’ultima mestruazione… Le ostetriche mi spiegarono che non sanno leggere e scrivere, e non esiste nelle loro capanne un calendario …mi resi così conto delle tante difficoltà dovute anche all’analfabetismo.
Per tutta la settimana continuammo nel nostro impegno ma certamente una settimana è troppo poco per colmare le carenze legate ad una qualità di vita ai limiti della sopravvivenza, in capanne senza acqua, fognature ed energia elettrica… con una condizione femminile particolarmente penalizzata ad esempio dalla necessità di dover provvedere ogni giorno a procurare acqua e cibo per la famiglia. Condizione vissuta da queste povere donne con la rassegnazione di chi non può scegliere.
Ho visto partorire alcune donne, che non erano riuscite ad arrivare in tempo al dispensario, nel cortile per terra e al buio, con l’aiuto dell’ostetrica di turno chiamata da un familiare…
Una mattina arrivò una giovane donna primi gravida a termine e in travaglio…purtroppo alla sera nonostante le forti e frequenti contrazioni non dilatava, il battito del feto iniziava a dare segnali di sofferenza per cui mi resi conto che era necessario un taglio cesareo urgente…ma la missione non aveva una sala operatoria e tanto meno un anestesista…la paziente doveva essere trasferita d’urgenza al più vicino ospedale che purtroppo era a circa un’ora e mezzo dal dispensario e l’unico mezzo di trasporto possibile risultò essere un motorino! Sentii una grande angoscia ed ebbi timore per la vita del bambino e della donna…ma non essendoci alternative la donna partì insieme al marito con il suo motorino…trascorsi una notte insonne non potendo neppure comunicare con l’ospedale di Afagnan e finalmente l’indomani mattina il marito rientrò e ci informò che il taglio cesareo era stato eseguito immediatamente al loro arrivo e mamma e figlio erano salvi!
Sapere che l’ospedale era così lontano e difficile da raggiungere mi indusse ad istruire le ostetriche per cercare di valutare attentamente e precocemente i fattori di rischio delle gravidanze e del parto in modo da inviare le donne in ospedale per tempo e non a travaglio inoltrato…va bene, mi dissero le ostetriche, ma spesso le donne arrivano al dispensario già in travaglio avanzato e senza aver fatto dei controlli prima…Mi si stringeva il cuore e capivo di non poter applicare in tale realtà i nostri protocolli di assistenza alla gravidanza e al parto! Capivo perché la mortalità materna, neonatale e infantile è tanto alta in questi villaggi e capivo l’atteggiamento di quelle piccole grandi ostetriche cui non resta che rimboccarsi le maniche e assistere un parto in qualunque condizione…anche al buio e per terra.
I giorni passarono veloci e intensi! Ricordo con emozione anche i gioiosi momenti che abbiamo trascorso con i nostri partner locali, i rotariani di Lomè, e quelli trascorsi con le incredibili suore tanto laboriose e affettuose con le quali ogni giorno abbiamo condiviso i pasti e la sera commentavamo insieme e alla luce della loro preziosa esperienza le situazioni occorse durante la giornata.
Sono rientrata in Italia conservando nel cuore lo sguardo timido, grato e incerto delle donne che cercavano di capire chi fossi e che cosa avrei potuto fare per loro, donne e mamme alle quali forse abbiamo dato un barlume di speranza in più…
Il Covid ha interrotto purtroppo la nostra missione rotariana in Togo e penso sempre all’Africa con commozione…Ho tanta nostalgia e, consapevole di quanto ancora ci sarebbe da fare, spero sia possibile tornare nuovamente al dispensario di Momè Katihoe insieme alla meravigliosa squadra del VTT di cui faccio parte e così il mio racconto potrà continuare…