A cura di Federico Bizzarri, Past Presidente del Rotary Club Latina, D2080
Ci aspetta sulla porta della corsia. Si chiama Matthew Varghese e ti viene spontaneo inchinarti e baciargli la mano. Sembra esagerato, ma ti viene da pensare a Madre Teresa, o a Ghandi. È distinto, occhi neri, furbi e vispi dietro gli occhiali. Secco, con il viso affilato. Bello il suo inglese, essenziale, senza fronzoli, deciso e dolce al contempo. Il classico esempio di chi ha autorità e autorevolezza. Camice immacolato, senza una grinza.
Ci guida, ci presenta il reparto, le caposale, le infermiere. Entriamo in una corsia di 8 letti; corsia di pazienti colpiti dalle conseguenze della poliomielite contratta in giovane età. Occhi gonfi.
Lei ha 26 anni e non ha mai camminato. Viene da un villaggio ai confini col Nepal, da lontano quindi. I genitori l’hanno portata a Delhi perché hanno saputo di questo medico che fa miracoli, gli hanno chiesto il miracolo di metterla in piedi, perché vogliono darla in sposa. Metterla in piedi. È bella, occhi neri e capelli neri, vestito indiano verde, sarà una bella sposa. Questo è successo due mesi fa, forse tre: lui l’ha rimessa in piedi con operazioni di ortopedia correttiva importanti. Interventi delicati e rischiosi, che richiedono tanta fisioterapia e ricoveri lunghi. Mentre lei prima di adesso si trascinava per casa sul bacino facendo leva sulle braccia, adesso può assumere la posizione eretta, aiutandosi con deambulatori e tutori. Le ha insegnato come fare dopo gli interventi, e lei lo fa vedere a noi, disposti in cerchio.
Come un regista filmo la procedura di montaggio dei tutori, la discesa dal letto ed i passi con il deambulatore e rimango sbalordito, perché non mi aspettavo di vedere ancora le conseguenze di una malattia così brutta e invalidante. Guardo lui ed un sentimento di stima infinita mi pervade, mi sciolgo per questo medico “santo” che rimette in piedi le persone affette da poliomielite. Ci guida all’uscita, è giornata di visite per lui, altri team di Rotariani stanno arrivando dalla California e dall’Australia. La sua fama supera i confini. Prima di lasciarci ci mostra sullo schermo alcune slide, di suoi pazienti e del trattamento che ha riservato loro. Molti bambini sono diventati adulti, si sono sposati ed hanno messo su una famiglia. Molte famiglie al completo sono tornate a salutarlo. Una di queste diapositive mi colpisce, la riporto tradotta in italiano, concludendo questo capitolo del mio viaggio sempre in affanno per le mie emozioni e i miei sentimenti così in subbuglio.
GRAZIE ROTARY PER FARE DELL’ERADICAZIONE DELLA POLIO NEL MONDO UN SOGNO REALIZZABILE. CI SIAMO QUASI. SPERO CHE DOMANI IL MONDO SIA LIBERO DA POLIO.